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1° maggio 2011

Il re è nudo

 

 

 

 

 

 

Premessa

Come ho scritto altrove in questo sito (si veda Sulla voluttà di denunciare), Roberto Pedretti non ha gradito né la Pedretteide, né Testitrahus e ha sporto querela (dicembre 2009). Pertanto Aristide è stato imputato del delitto di cui all’art. 595 co. 3° del codice penale (diffamazione) per aver offeso l’onore e il decoro del consigliere regionale della Lombardia Pedretti Roberto. Il 30 aprile 2011 Aristide è stato completamente prosciolto con la seguente formula: «Non luogo a procedere. Il fatto non sussiste. Il querelante è condannato al pagamento delle spese processuali». L'articolo che segue è tratto da un mio intervento su Bergamo info.

 

Avendo trascorso la maggior parte della vita dalla parte degli “uomini contro” (come recita il titolo del bel film che Francesco Rosi ha tratto dal bellissimo libro ‘Un anno sull’Altipiano’), l’essere uscito vincitore da un procedimento giudiziario, seppure promosso dal politico “territoriale” Roberto Pedretti, mi mette quasi a disagio. Perciò non canterò vittoria, non è nelle mie corde: tanto più che i canti intonati dai vincitori sono solitamente sguaiati.

Non posso però non gioire, sia pure sommessamente, nel considerare l’esito di questa “Pedretteide”: un esito locale, minimo, cronachistico, tutt’altro che epocale: me ne rendo conto benissimo. Sì, perché in questa Pedretteide si sono scontrati razionalità e istinto di potenza, delizie della dialettica e voluttà di denunciare, una concezione caritatevole, urbana e umanistica dei rapporti sociali, da una parte, e una concezione tribale, darwinistica e fondamentalmente anti-cristiana, dall’altra. Questa volta – vivaddio – hanno vinto la razionalità, la cultura, l’umanesimo. Ha vinto, last but not least, la buona novella.

Tutto è cominciato nel momento in cui ho sfidato Pedretti a dirci la verità su quell’ispezione alla cosiddetta moschea di Curno, da lui fortemente voluta e ordinata di soppiatto ai tecnici del Comune. L’ispezione era stata predisposta in modalità di provocazione, un certo venerdì, in concomitanza con il momento di culto religioso settimanale della comunità islamica. Dunque in pieno contrasto con l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Fortunatamente l’ispezione fu sventata e Pedretti, allora non ancora consigliere regionale, fu destituito dalla carica di vice-sindaco.

Pedretti, dopo aver architettato il piano, scantonava dalle proprie responsabilità, negava la corretta ricostruzione dei fatti. La cosiddetta sinistra per ragioni di politichetta locale, preferì voltare la testa dall’altra parte, arrivò ad affermare che Pedretti era un “capro espiatorio”. Ed è così che si fece avanti Aristide, nelle pagine dei commenti di Bergamo News, dapprima, quindi – e più diffusamente – nel blog dell’Udc. Il quale blog dell’Udc proprio per gl’interventi di Aristide conobbe una rigogliosa fioritura, ma – presumibilmente – qualche grattacapo. Infatti, fu chiuso una prima volta, poi riaperto, poi chiuso definitivamente, nonostante l’orgogliosa rivendicazione d’indipendenza e indomito coraggio. Si veda la notizia del 31 luglio 2010: «Chiariamolo una volta per tutte: nessuno ci hai mai chiesto di chiudere il blog, nemmeno Pedretti!».

La Pedretteide nasce di qui: contiene, infatti, una raccolta d’interventi pubblicati sul blog dell’Udc, nonché alcune battute scambiate su Bergamo news. Poi è venuto il sito Testitrahus, per esporre le ragioni della buona politica contro i soprusi della politichetta.

In altre parole, Aristide ha fatto quello che avrebbe dovuto fare la cosiddetta sinistra, se non si fosse arroccata in un atteggiamento di evasione etica. Così si è fatto in nome di un “principio superiore” (vedi in questo sito Il principio superiore).

Le uniche armi delle quali Aristide disponeva per replicare a un uomo potente, da molti temuto, un politico “territoriale” (come ama definirsi) che non fa mistero di amicizie influenti, alcune forse millantate, altre certamente vere, erano l’ironia  e la dialettica. Pedretti – non dimentichiamo – si compiace di dirsi vicino al ministro Calderoli, del quale è stato effettivamente il “topanta” (vedi il Satyricon di Petronio): basta leggere la notizia del 12/02/2010 nel sito della Lega nord, sezione di Bergamo, dove Pedretti è definito «molto vicino a Calderoli». Per ragioni di brevità trascuriamo di soffermarci sull’amicizia di Pedretti con Renzo Bossi, meglio noto come “il Trota” (copyright: Umberto Bossi), che trascorse a Curno un proficuo periodo di studio, domiciliato nello stesso condominio del Pedretti.

Un’altra ragione dell’uso ricorrente dell’ironia, oltre che come arma residuale, si trova nella necessità di non permettere che gli argomenti nobili, eticamente circostanziati fossero – come usa dire – “buttati in caciara”. In altre parole, si è usata l’ironia per punire l’insolenza di personaggi (compreso il Pedretti) che nei due blog sopra citati facevano di tutto perché Aristide scendesse al loro livello. Così facevano nella consapevolezza che Aristide non sarebbe sceso a toni scurrili. Se non avesse usato l’ironia, Aristide sarebbe stato soccombente nel suo intento di indicare un comportamento pubblico inaccettabile e che non poteva esser lasciato passare sotto silenzio o, peggio ancora, raccontato con le parole del Pedretti. Il quale doveva, invece, essere inchiodato al tema etico-politico di fondo, l’ispezione alla c.d. moschea di Curno con modalità di voluta provocazione.

Dunque, politiche ed etiche sono state le motivazioni dell’agire (e dello scrivere) di Aristide, contro il politico Pedretti e non contro l’uomo Pedretti. Tutt’al più, quando il politico Pedretti, ricorrendo all’abituale registro scurrile, ha detto «Aristide, tu non hai le palle», Aristide ha replicato: «Va bene, vuol dire che tu sei Testitrahus».

In tutta questa faccenda la cosa più ridicola è che fu Pedretti a querelare Aristide: lui che in nove righe è riuscito a infilare ben sette insulti ( vedi blog dell’Udc, 30 novembre 2009: “vigliacco”,  “frustrato”. “non hai il coraggio”, “versi letame”, “stupido”, “perverso”, “pirla”).

A che cosa si deve tanta impudenza da parte di Pedretti? Forse al fatto che nessuno gli ha mai letto, quand’era bambino, la favola di Hans Christian Andersen ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’, che qui di seguito riassumiamo in breve. C’era una volta un imperatore, molto vanitoso, al quale si presentarono due sarti molto imbroglioni. Dissero di essere capaci di cucirgli addosso un vestito meraviglioso, che soltanto le persone più intelligenti avrebbero saputo apprezzare. Di fatto, lo vestirono di niente. Lo stesso imperatore (che era anche re, come il nostro “sciaboletta”, Vittorio Emanuele III) non vide il suo abito, ma per non parere sciocco disse di apprezzarlo moltissimo. La fama dell’abito meraviglioso si diffuse tra i sudditi, i quali neanche loro videro l’abito del re, ma non osarono dir niente. Finalmente però un bambino prese la parola ed esclamò a voce ben alta, udito da tutti: “Il re è nudo!”. Così, dopo quel bambino, tutti possono prendere il coraggio di dire quello che in realtà hanno sempre visto, e che finora hanno avuto paura di dire.

Ecco, secondo me c’era molta paura a Curno, e Aristide è stato un bambino impertinente. Adesso speriamo che nessuno abbia più paura.

 

Si veda in questo sito la sentenza di proscioglimento di Aristide: Aristide prosciolto, Pedretti condannato